EROS ROSELLI INTERPRETA MUSICHE DI MANUEL PONCE - IL PROGETTO IMD MUSIC & WEB PROSEGUE IL PERCORSO NELL'UNIVERSO CHITARRISTICO



comunicato stampa



Il diciannovesimo album entrato nel catalogo di diffusione del progetto multimediale IMD MUSIC & WEB(sesto dedicato alla chitarra) è una nuova produzione dedicata ad opere di Manuel Maria Ponce(Fresnillo, 8 dicembre 1882 – Città del Messico, 24 aprile 1948) nell'interpretazione del chitarrista EROS ROSELLI che, con questa produzione intitolata Sonate per chitarra e trascrizioni, ci propone un singolare itinerario musicale nell'universo creativo di un Autore considerato da molti il più “segoviano” di tutti, in primo luogo per il rapporto di amicizia instauratosi fra i due, poi per l'affinità estetica e la proficua sinergia che sono alla base di quello che fu un fortunato sodalizio artistico ed umano.

In questo album EROS ROSELLI ha incluso tre Sonate originali per chitarra: la Sonata III scritta nel 1927, la Sonata clàsica del 1928 e la Sonata romanticacomposta nel 1929. Lo stesso Roselli spiega che:Delle tre Sonate incluse in questo album, in aggiunta alle edizioni curate da Segovia alla fine degli anni '20 per i tipi della Schott, sono stati resi disponibili (edizione Schott del 2006 a cura di Tilman Hoppstock) i manoscritti originali solo per quanto riguarda i primi tre movimenti della Sonata romantica ed il primo movimento della Sonata clàsica. Mentre quest'ultimo risulta assai poco interessante, la parte della Sonata romantica non revisionata da Segovia è parsa di assoluto rilievo ed attraente anche perché diversa in parte non marginale dall'edizione segoviana. Per questi motivi si è deciso di sceglierla in quest'incisione. La Sonata III e la Sonata clàsica sono, ovviamente, proposte nell'unica versione disponibile: l'edizione Schott revisionata da Segovia”.

Ma una delle principali linee ispiratrici di questo album è anche, come prosegue a spiegare Roselli, che: “Questa produzione nasce per capire se - e se sì quanto - ha influito su Ponce l'ipotizzato “effetto Segovia”. Per dimostrare l'assenza o la presenza di tale effetto – all'ascoltatore spetta la valutazione definitiva – si è voluto quindi mettere a confronto alcune emblematiche composizioni per chitarra con alcuni brani originali per pianoforte che, evidentemente, non possono aver subito alcun condizionamento da parte dell'interprete spagnolo. La scelta è caduta su due opere composte, per così dire, in tempi non sospetti, vale a dire prima dell'incontro con Segovia: il Notturno, scritto da Ponce nel 1906, e la Romanza de amor, del 1915. In quest'ottica, per ritornare alle Sonate originali per chitarra, ecco perché ci è parso obbligato utilizzare, laddove possibile, la versione delle Sonate più indenne dall'intervento di Segovia, caso circoscritto, come detto, ai primi tre movimenti della Sonata romantica.



Manuel Maria Ponce

Sonate per chitarra e trascrizioni


Eros Roselli, chitarra



Sonata III per chitarra

  1. Allegro moderato 7.34

  2. Chanson (Andante) 3.24

  3. Allegro non troppo 5.44


Romanza de amor per pianoforte (trasc. per chitarra: Eros Roselli)

  1. Non troppo lento 3.58


Sonata clàsica per chitarra

  1. Allegro 7.07

  2. Andante 3.41

  3. Menuet e Trio 3.31

  4. Allegro 3.51


Notturno per pianoforte (trasc. per chitarra: Eros Roselli)

  1. Andantino espressivo 5.07


Sonata romantica per chitarra

  1. Allegro non troppo, semplice 8.01

  2. Andante 5.02

  3. Moment musical (Vivo) 3.17

  4. Allegro non troppo e serioso 7.00


Estrellita (trasc. per chitarra: Eros Roselli)

  1. Andante 2.26



Durata totale: 70.19


Disponibile su www.imdshop.jimdo.com



Eros Roselli è nato a Senigallia. Ha portato a termine gli studi di chitarra sotto la guida del M° Ruggero Chiesa e si è diplomato come privatista con il massimo dei voti al Conservatorio di Brescia. Ha quindi seguito i Corsi internazionali di perfezionamento tenuti da Angelo Gilardino, Eliot Fisk, Manuel Barrueco e David Russell.

Ha partecipato a numerosi concorsi, ottenendo premi e riconoscimenti ufficiali al Concorso Nazionale "Il Concertista" di Taranto, al Concorso Nazionale di Savona, al Concorso Internazionale "F.Sor" di Roma, al Festival Internazionale di musica delm XX secolo di Lagonegro, al Premio Internacional "Sua Altezza Real la Infanta Doña Cristina” di Madrid e al Concurso Internacional "Maria Canals" di Barcellona.

Dal 1985 svolge attività concertistica come solista e in formazioni da camera, affrontando un repertorio che va dal Rinascimento ai giorni nostri. Ha suonato per importanti istituzioni e rassegne concertistiche in Italia e all'estero (il Festival "Asolo Musica", l'Accademia Gnessin di Mosca, il Conservatorio di Innsbruck, I Concerti del Quirinale, la Derby Classical Guitar Society, la Sala Maffeiana di Verona, l'Università di Verona, l’Accademia Filarmonica di Bologna, "Amici della Musica" di Ferrara...). Sue esecuzioni sono state trasmesse dalla RAI, dalla BBC, dalla Radio Nacional Española, da Classic New York (WSHU) e da Australia’s National Classical Music Network.

Nel 1995 fonda il gruppo Arilicansemble, espressamente impegnato nella riscoperta e nella valorizzazione del repertorio cameristico con chitarra con particolare riguardo alla musica italiana del primo '800. A questo scopo collabora con musicisti di assoluto rilievo, prime parti di importanti Orchestre, impegnati a livello internazionale in attività cameristica con diverse formazioni e autori di incisioni discografiche per case quali Tactus, Rivoalto, Opus 111, Agorà... Dal 1991 è direttore artistico del Festival Peschiera Musica.

Insieme all'Ensemble Urs Mächler, ha realizzato nel 1994, per l'etichetta discografica Nuova Era, un compact disc ("Mauro Giuliani: chamber works with guitar") contenente l'integrale dei quintetti per chitarra e archi di Mauro Giuliani. Con il Serenissima Ensemble ha inciso un CD con opere di Vivaldi per chitarra e archi pubblicato dall’italiana Classic Art. Con la stessa etichetta è uscito un compact disc dedicato alle composizioni per chitarra sola di Niccolò Paganini. Per l’etichetta inglese ASV Quicksilva ha registrato le Serenate per flauto clarinetto e chitarra di Anton Diabelli. Per un’altra etichetta britannica (la SOMM Recordings) è uscito un CD dedicato agli studi per chitarra di Fernando Sor; nel 2002 è uscito, per Maxima Harmonia, un disco intitolato Johann Sebastian Bach: Variazioni per chitarra. Nel 2006 Brilliant Classics ha pubblicato un doppio CD con i quintetti per chitarra e archi di Luigi Boccherini eseguiti da Eros Roselli e la Magnifica Comunità.

Sue revisioni e trascrizioni per chitarra sono pubblicate dalla Casa editrice Sinfonica. Nel 2005 ha iniziato un'attività compositiva che l'ha portato a scrivere musica per diverse formazioni con chitarra e per altri organici cameristici, pubblicata dalle Edizioni Sconfinarte.

Nell''84 si è laureato in sociologia all'Università di Trento con una tesi sulla musica contemporanea avente per oggetto il rapporto fra musica e comunicazione, nel confronto fra musicisti e teorici legati all’avanguardia e alcuni compositori “neoromantici”.

Vincitore del Concorso Nazionale a Cattedra nei Conservatori del 1994, è titolare della cattedra di chitarra al Conservatorio Statale di Musica “L. Campiani” di Mantova, dove, nel triennio 2010 - 2013, ha ricoperto anche il ruolo di Direttore.


UmbriaEnsemble – Il nuovo CD

Sessione discografica Gennaio 2015

 “L’Arco e la Lira”

 

                       La perfezione dell’equilibrio riposa sulla tensione degli opposti. Così la bellezza del suono della lira e la potenza del tiro con l’arco, figlie entrambe di uno stato di tensione tra energie divergenti, senza la quale né l’arco né la lira sarebbero più.

                       Da un frammento di Eraclito (51b) trae lo spunto Corrado Vitale – compositore napoletano di origine e ligure d’adozione, molto attivo sulla scena musicale contemporanea –  per denominare e simbolicamente orientare il viaggio monografico attraverso la sua Musica che sarà a breve  consegnato in un CD interpretato da UmbriaEnsemble (Michele Rossetti, Pianoforte; Angelo Cicillini, Violino; Luca Ranieri, Viola; M. Cecilia Berioli, Violoncello).

                      Complesso ed articolato il lavoro di UmbriaEnsemble in questi giorni negli studi di registrazione alle prese con un repertorio tanto vario nella diversità degli organici quanto impegnativo ed elaborato nella ricerca timbrica e ritmica che sostiene con profonda tensione ciascuna delle pagine scritte da Vitale.

                       Tensione espressiva e lucida ricerca timbrica in “Veglie” per Viola sola così come in “Melaina Khole” per Violino, Violoncello e Pianoforte, dilatatissimo esercizio di riscrittura della percezione spazio-temporale; un’opera che, anche nel titolo, si riannoda alla tradizione greca antica e, parallelamente, a quella celtica in un ideale affresco trans-culturale attraverso storie e civiltà. Ispirata agli “Holzwege” del grande filosofo tedesco Martin Heidegger è “Strade di Legno” per Viola e Violoncello, i cui sentieri (musicali) interrotti testimoniano sensibilmente l’impossibilità di disegnare sintassi univoche.

                      Un omaggio all’Umbria, alla sua cultura ed alla sua tradizione, è il Quartetto (Pianoforte, Violino, Viola, Violoncello) “Coll’occhi mei c’aio drento”, ispirato ad una Lauda di Jacopone da Todi. E per finire, o meglio, per dare l’avvio alla sessione discografica sotto i migliori auspici, il richiamo ad un’altra grande cultura, quella induista, con “Ganapati”, intensa partitura per Violoncello e Pianoforte ispirata a Ganesh, divinità dalla caratteristica testa di elefante invocato dai fedeli indù che stanno per intraprendere qualcosa di importante. Perché Ganesh è “colui che rimuove gli ostacoli”. Senz’altro il migliore abbrivio per un nuovo CD e per iniziare il Nuovo Anno!

 

www.umbriaensemble.it

Deutsche Grammophon pubblica il doppio CD "HABEMUS PAPAM" - La musica del Conclave

Inizia una storica collaborazione discografica tra Vaticano e la grande etichetta tedesca che oggi fa parte del gruppo Universal. La prima pubblicazione è un suggestivo "live" che ci restituisce appieno la dimensione artistica e mediatica di uno dei momenti più importanti per la Chiesa Cattolica ed il mondo intero.

HABEMUS PAPAM


La musica del Conclave

Messa per l’elezione del Romano Pontefice

Ingresso in Conclave

Messa con i Cardinali elettori

Annuncio “Habemus Papam” e saluto del Pontefice

Messa per l’inizio del Ministero Petrino

Cappella Musicale Pontificia “Sistina”

Mons. Massimo Palombella

direttore

Contiene un documento eccezionale

mai pubblicato prima d’ora:

l’annuncio della nomina

e il primo discorso di Papa Francesco


Deutsche Grammophon

REGISTRAZIONI DAL VIVO



L’11 novembre 2014 Deutsche Grammophon ha pubblicato “HABEMUS PAPAM”, un doppio CD con la straordinaria registrazione dal vivo che raccoglie le musiche eseguite dal Coro della Cappella Musicale Pontificia "Sistina" diretto da Mons. Massimo Palombella durante il Conclave per l’elezione di Papa Franceso Bergoglio: la Messa per l’Elezione del Romano Pontefice (Basilica di San Pietro, 12 marzo 2013), l’ingresso in Conclave (Cappella Sistina, 12 marzo 2013), la Messa con I Cardinali elettori (Cappella Sistina, 14 marzo 2013) e la Messa per l’inizio del Ministero Petrino (Piazza San Pietro, 19 marzo 2013).ù


Sono tutti documenti mai pubblicati in passato, e quindi straordinari non solo dal punto di vista musicale, ma ancora più da quello documentale e storico. L’album è arricchito da un ulteriore

valore aggiunto: l’annuncio della nomina e il primo discorso pronunciato da Papa Francesco subito dopo la nomina il 19 marzo 2013. Undici minuti che hanno incantato il mondo intero.

Tra i brani presenti nel doppio album è interessante notare il recupero di due “perle” della tradizione: l’offertorio Sicut in holocaustis di Palestrina, probabilmente scritto per la Messa per l’elezione del Romano Pontefice, e il mottetto Tu es pastor ovium, sempre di Palestrina, composto per l’incoronazione di Papa Sisto V (1 maggio 1585). Sono presenti anche brani di canto gregoriano, e di compositori come Bach, Molfino, Guerrero, Palombella e Perosi.

Interprete d’eccezione è il Coro della Cappella Musicale Pontificia "Sistina" guidato da Mons. Massimo Palombella suo direttore musicale nonché compositore.


_____________________________________________________________________________


TRACKLIST


CD1

1. Dominus fortitudo plebis suæ [antifona e

versetti] (Canto Gregoriano)

2. Laus tibi Christe - Sicut dilexit me Pater

(Massimo Palombella)

3. Credo III (Canto Gregoriano, Massimo

Palombella)

4. Sicut in holocaustis (Giovanni Pierluigi da

Palestrina)

5. Dossologia (Canto Gregoriano, Massimo

Palombella)

6. Pater noster (Canto Gregoriano)

7. Ego vos elegi de mundo [antifona e versetti]

(Canto Gregoriano, Massimo Palombella)

8. Ite, missa est (Canto Gregoriano)

9. Ave, Regina cælorum (Canto Gregoriano)

10. Litaniæ Sanctorum (Canto Gregoriano)

11. Veni, creator Spiritus (Canto Gregoriano,

Domenico Bartolucci)


CD 2

1. Habemus Papam - ANNUNCIO DELLA NOMINA

E PRIMO DISCORSO DI PAPA FRANCESCO

2. Tu es Petrus (Lorenzo Perosi)

3. Statuit ei Dominus testamentum pacis [antifona

e versetti] (Canto Gregoriano)

4. Kyrie - ex Missa de Angelis (Canto Gregoriano)

5. Laus tibi Christe - Tu es Petrus (Massimo Palombella)

6. Exaltabo te (Giovanni Pierluigi da Palestrina)

7. Sanctus - ex Missa de Angelis (Canto

Gregoriano)

8. Agnus Dei - ex Missa de Angelis (Canto Gregoriano)

9. Caro mea (Francisco Guerrero)

10. O sacrum convivium (Luigi Molfino)

11. Ave, verum Corpus (Canto Gregoriano)

12. Squilli di trombe (Massimo Palombella) - ottoni

13. Tu es Petrus (Giovanni Pierluigi da Palestrina)

14. Laudes Regiæ (Canto Gregoriano)

15. Gloria - ex Missa de Angelis (Canto Gregoriano, Massimo Palombella)

16. Laus tibi Christe - Beati qui habitant – (Massimo Palombella)

17. Tu es pastor ovium (Giovanni Pierluigi da Palestrina)

18. Dossologia (Canto Gregoriano, Massimo Palombella)

19. Ioseph, fili David [antifona e versetti] (Canto Gregoriano, Massimo Palombella)

20. Fuga in sol minore BWV 578 (J. S. Bach)


____________________________________________________________________________


Affrontare musicalmente un Conclave è davvero una bella sfida, che proviene intrinsecamente dall’evento stesso, così carico di storia e insieme così attuale. Una sfida che s’intensifica all’interno della Liturgia consegnataci dal Concilio Vaticano II che sanamente ci conduce a evitare di farne musicalmente un revival di cose “vecchie”, a garantire l’imprescindibile attenzione all’assemblea, a dialogare intelligentemente con la cultura attuale e a includere sapientemente segmenti di tradizione, che dicono la nostra storia e radicano la nostra identità. Ho ritenuto doverosa la pubblicazione di questo CD musicale come documento dello studio e della ricerca compiuti dalla Cappella Musicale Pontificia “Sistina” al servizio del Ministero Petrino.


Essa porta con sé l’impatto e il limite di una registrazione dal vivo all’interno di una celebrazione, quindi con i rumori di fondo e con la difficoltà del cantare all’aperto in Piazza San Pietro…Il CD intende, in sostanza, comunicare la “realtà” di ciò che è stato il segno musica nelle celebrazioni del Conclave: la Messa per l’Elezione del Romano Pontefice (Basilica di San Pietro, 12 marzo 2013), l’ingresso in Conclave (Cappella Sistina, 12 marzo 2013), la Messa con i Cardinali elettori (Cappella Sistina, 14 marzo 2013) e la Messa per l’inizio del Ministero Petrino (Piazza San Pietro, 19 marzo 2013).


Del lavoro musicale compiuto mi sembra interessante notare il recupero di due “perle” della tradizione: l’offertorio Sicut in holocaustis di Palestrina, probabilmente scritto per la Messa per l’elezione del Romano Pontefice, e il mottetto Tu es pastor ovium, sempre di Palestrina, composto per l’incoronazione di Papa Sisto V (1 maggio 1585) ed eseguito ora all’offertorio della Messa per l’inizio del Ministero Petrino. È importante osservare che il “coro guida” dell’assemblea nelle due Messe, per l’elezione del Romano Pontefice e per l’inizio del Ministero Petrino, è stato costituito dagli studenti del Pontificio Istituto di Musica Sacra, diretti dai maestri Franz Karl Prassl e Walter Marzilli, segno di una precisa e necessaria volontà di feconda collaborazione tra le due Istituzioni (Cappella Musicale Pontificia “Sistina” e Pontificio Istituto di Musica Sacra) che si occupano di musica all’interno della Santa Sede. Infatti, la Cappella Musicale Pontificia senza il Pontificio Istituto di Musica Sacra rischierebbe – ignorando l’avanzamento degli studi circa il gregoriano e la polifonia – di divenire un inutile, destoricizzato e grottesco “oggetto da museo”, che semplicemente canta e interpreta “come si faceva una volta”, e dall’altra parte il Pontificio Istituto di Musica Sacra senza la Cappella Musicale Pontificia “Sistina” è privato di un necessario “punto di arrivo” degli studi e delle ricerche, e cioè la professionalità della musica nel suo contesto vitale, la Liturgia.


La Riforma Liturgica del Concilio Vaticano II è prima di tutto una sfida culturale, che ci chiede di vivere “oggi” con la profonda – e non ideologica – conoscenza delle nostre radici, per essere capaci di guardare con forza e libertà al futuro: tutto solo e soltanto a servizio dell’Evangelizzazione. Accettare questa sfida è “vivere” – e non “sopravvivere” – nella Chiesa, consapevoli di amministrare e custodire realtà che ci sono date e che non sono “proprietà privata” di nessuno.


Mons. Massimo Palombella

Maestro Direttore della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”


_______________________________________________________________________________


L’ascolto di questo CD permette di rivivere le intense emozioni legate alle celebrazioni del Conclave 2013 e, pur portando in sé l’impatto e il limite di una registrazione dal vivo, con i rumori in lontananza e con la difficoltà di cantare anche all’aperto in Piazza San Pietro, ci consegna il percorso ecclesiale partendo dalla Messa per l’Elezione del Romano Pontefice (Basilica di San Pietro, 12 marzo 2013), per proseguire con l’ingresso in Conclave (Cappella Sistina, 12 marzo 2013), la Messa con i Cardinali elettori (Cappella Sistina, 14 marzo 2013) e infine la Messa per l’inizio del Ministero Petrino (Piazza San Pietro, 19 marzo 2013).


La Cappella Pontificia “Sistina” ha, nella sua intima vocazione, il compito di vivificare il rito ecclesiastico con la più attinente realizzazione delle creazioni dei grandi compositori della Chiesa. Il compito si amplia dinanzi ad eventi imprevedibili e di portata mondiale quali ilConclave. Affrontare musicalmente un Conclave è un cimento impegnativo, intrinseco all’evento stesso, così carico di storia e insieme così attuale. Nasce infatti dalla Liturgia consegnata dal Concilio Vaticano II, che sanamente si pronuncia a garanzia dell’imprescindibile attenzione verso l’assemblea, in un dialogo illuminante con la cultura contemporanea e con una sapiente inclusione di segmenti della tradizione, partecipi della storia, nel rispetto delle radici della propria identità.


Lo Spirito, che ha presieduto all’operato delle personalità raccolte in Conclave, è sicuramente il medesimo che ha lambito la mente e l’arte dei più alti compositori che la Chiesa Romana abbia avuto: in primis Giovanni Pierluigi da Palestrina, autore delle perle musicali proposte in questa occasione, dove rifulgono l’offertorio Sicut in holocaustis – probabilmente scritto per la Messa per l’elezione del Romano Pontefice - e il mottetto Tu es pastor ovium -composto per l’incoronazione di Papa Sisto V (1 maggio 1585) ed eseguito all’offertorio della Messa per l’inizio del Ministero Petrino. L’attenzione all’universalità del mondo cattolico è colta con l‘esecuzione del mottetto Caro mea del grande compositore del Rinascimento spagnolo, Francisco Guerrero. E’ in evidenza anche il legame con la cultura del ‘900 con Tu es Petrus di Lorenzo Perosi, O Sacrum Convivium di Luigi Molfino, e infine con le antifone realizzate dai maestri Domenico Bartolucci e Massimo Palombella, che si legano con ottima pertinenza stilistica al mondo gregoriano. Coinvolgenti, e imbevuti di storia, gli interventi monodici, propri dei fedeli: benché tipici di luoghi di culto più ristretti, e sempre ricchi di forte spiritualità, la loro realizzazione non soffre delle ampie risonanze derivanti da una situazione a dimensioni oceaniche di credenti, anzi valorizza, guidandola, la preghiera di tutti.


E’ importante osservare che il “coro guida” dell’assemblea nelle due Messe, per l’elezione del Romano Pontefice e per l’inizio del Ministero Petrino, è stato costituito dagli studenti del Pontificio Istituto di Musica Sacra, diretti dai maestri Franz Karl Prassl e Walter Marzilli. In effetti l Cappella Musicale Pontificia “Sistina” e il Pontificio Istituto di Musica Sacra – le due istituzioni dell Santa Sede che si occupano di musica - hanno in questi ultimi anni iniziato un percorso di simbiotica collaborazione volto all’intelligente ricollocazione nella rinnovata Liturgia delle fonti musicali della Chiesa. Da una parte, la Cappella “Sistina”, grazie al continuo e convinto apporto culturale del suo attuale Maestro di Cappella, Mons. Massimo Palombella, si è definitivamente immersa nel percorso rinascimentale secondo i canoni dettati dai massimi teorici dell’epoca, uscendo dall’immagine destoricizzata di “oggetto da museo”. Dall’altra, il Pontificio Istituto di Musica Sacra, nella collaborazione con la Cappella Sistina, si è concretamente arricchito di un necessario “punto di arrivo” degli studi e delle ricerche, e cioè la professionalità della musica nel suo ambito vitale, la Liturgia.


---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Il genio creativo si è trasmesso nel tempo, lasciando innumerevoli testimonianze della propria verità in un intimo desiderio di contatto con l’infinito, che ha permeato il mondo di immens capolavori. Melismi carichi di raggi che riverberano il mistero hanno tramandato nel tempo iI canto sacro, illuminando la parola di luce rivelatrice, mentre cattedrali polifoniche sono state composte nei secoli per glorificare il Signore e interpretare il suo Vangelo: un continuo flusso di ispirazioni musicali, nell’esplicare, onorare, osannare la parola divina. In epoca moderna, le tante tradizioni esecutive essendosi perse nei labirinti della cultura umana, si sono dovuti ritrovare I cardini dell’esegesi classica, ripercorrendo, motu contrario, i passi della storia, mondandoli dei pesanti accumuli di secoli di evoluzione stilistica, ma senza dimenticare i principi generatori della  loro essenza, sì da mantenere il legame con l’estetica contemporanea.


Le esecuzioni qui registrate esaltano lo studio e la ricerca compiuti dalla Cappella Musicale Pontificia “Sistina” al servizio del Ministero Petrino, rendendo vivo il contesto ecclesiale, nella convinta partecipazione al valore drammaturgico della parola, espressa col canto gregoriano e polifonico. Rendere gli altri partecipi di quanto ha fatto proprio è la massima aspirazione a cui tende ogni artista: intimamente convinto della propria missione, troverà sempre in sé stesso la potenza comunicativa che abbraccia l’assemblea, aprendo alla sua comprensione le mille sfaccettature dei diamanti dell’arte. Ancora una volta il processo iniziatico ha fatto il suo corso, e i tanti che hanno potuto partecipare all’evento ne sono usciti trasfigurati e gratificati. L’oper d’arte ha trasceso il tempo, fermandone l’interiore comprensione nell’eternità di un attimo lucente.


Roberto Gabbiani - Direttore del Coro del Teatro dell’Opera di Roma


DG/Universal pubblica un cofanetto di 22 Cds con le integrali sinfoniche di Beethoven, Brahms, Mozart e Schubert nelle storiche interpretazioni di Karl Bohm

Per la prima volta insieme le 4 integrali sinfoniche che rappresentano il testamento artistico in campo sinfonico del grande direttore austriaco scomparso 32 anni fa a Salisburgo

La copertina del cofanetto DG dedicato a Karl Bohm
La copertina del cofanetto DG dedicato a Karl Bohm
Beethoven: le 9 Sinfonie
Brahms: le 4 Sinfonie
Mozart: 46 Sinfonie
Schubert: 8 Sinfonie
Orchestra Filarmonica di Vienna (Beethoven, Brahms)
Orchestra Filarmonica di Berlino
(Schubert, Mozart)
Direttore: Karl Bohm
DG/Universal - 22 Cds

Karl Bohm e' stato uno dei massimi direttori d'orchestra del nostro tempo. La sua scomparsa nell'agosto del 1981 ha lasciato un vuoto assolutamente incolmabile nella storia dell'interpretazione di un vasto repertorio sinfonico e lirico, storia che, per quanto lo riguarda, è' praticamente un lunghissimo percorso di fedeltà testuale, coerenza stilistica ma, soprattutto, come lo stesso Bohm rimarcava, una questione di "umiltà e passione", una storia che ad oggi la "sua" etichetta discografica di riferimento, Deutsche Grammophone (con la quale Bohm collaborò quasi in esclusiva dal 1953 al 1980) testimonia con l'uscita in ristampa, a pochi giorni dal 32esimo anniversario dalla scomparsa, di una pubblicazione monografica di ampio respiro che raccoglie tutte le integrali sinfoniche che il grande direttore d'orchestra austriaco realizzò nell'arco della sua carriera.

Le 4 integrali sinfoniche raccolte in questo cofanetto sono ben note al pubblico ed alla critica, in particolare quelle di Mozart e Schubert sono state mantenute in catalogo dalla DG ininterrottamente dalla loro pubblicazione sino ad oggi e si tratta di un bel primato, considerando che l'integrale mozartiana fu realizzata tra il 1959 ed il 1968 e quella schubertiana tra il 1963 ed il 1971.

Diverso il caso, viceversa, delle integrali di Beethoven e Brahms: la prima fu realizzata tra il 1971 ed il 1972 e pubblicata nel 1973, la seconda pochi anni dopo, a cavallo della metà anni '70 e pubblicata nel '78. Ambedue mancavano, per la verità, dal mercato italiano da qualche anno (almeno dal 2008) ed il loro ritorno e' particolarmente gradito per molti motivi.

Il primo e' che senza dubbio Karl Bohm merita a tutt'oggi di essere apprezzato nella totalità della sua produzione di interprete sia in campo sinfonico che lirico (e a questo proposito e' auspicabile che DG ripubblichi quanto prima sia le sue strepitose incisioni haydniane che le registrazioni delle opere di Mozart e soprattutto il Don Giovanni "live" a Salisburgo con Milnes) il secondo, conseguenza del primo e merito dell'editore, e' che la rimasterizzazione (specialmente in Berthoven e Brahms) ha restituito a queste incisioni lo splendore di interpretazioni maestose, trascinanti ma allo stesso tempo talmente fedeli alla (migliore) tradizione interpretativa austrotedesca e, soprattutto allo spirito di questi capolavori da lasciare veramente l'ascoltatore con il dubbio che un tale interprete non sia ancora veramente stato compreso nella sua grandezza.

Per qualche motivo a me  incomprensibile, gran parte della critica discografica italiana ha spesso bistrattato queste incisioni (particolarmente Beethoven) non considerandole per quello che in realtà sono, ovvero uno dei vertici assoluti della discografia del genio di Bonn ed uno dei momenti più alti della lunghissima e proficua collaborazione tra Bohm e i Wiener Philharmoniker (che li diresse per quasi 500 concerti in oltre 40 anni, oltre le tournées rimanendo ad oggi uno dei direttori con cui la magnifica orchestra viennese ha mantenuto il più stretto sodalizio artistico dal 1842 ad oggi).

Nelle interpretazioni di Bohm si respira un'aria di grande "naturalezza", ovvero, il suo era un approccio di estrema solidità tecnica tanto nella scelta dei tempi che nella cura quasi maniacale di ogni dettaglio e del fraseggio. La straordinaria economia gestuale della direzione di Bohm era, come chiunque abbia visto un video delle sue prove può capire, funzione dell'estrema cura con cui sviluppava il percorso di concertazione che dal singolo particolare apparentemente insignificante riusciva sempre a comporre il puzzle immenso di questo o quel capolavoro.

Così, in una sua interpretazione non c'è mai neppure un particolare lasciato al caso; "Bohm 'puliva' tutto", mi disse un grande percussionista (ma era anche egli stesso un ottimo compositore e direttore) che spesso aveva lavorato con lui, il bavarese Helmut Laberer, e questo era il senso di avere sempre il massimo e doveroso rispetto per la partitura.

"Umiltà' e passione", come
Bohm ripeteva, da parte di chi doveva "conoscere davvero la partitura, non solamente pensare di conoscerla", questo il pensiero che spiega ulteriori affermazioni attribuitegli come, per esempio: "la musica quando viene ben eseguita possiede già  il suo giusto colore" oppure il fatto che in fase di studio di una partitura fosse necessario individuare con chiarezza ed avere ben definito dentro di se' prima di ogni cosa il tempo a cui eseguire quel dato brano.

Sicuramente la meticolosità dello studio e quindi della successiva concertazione svolgono un ruolo importante nei parametri secondo cui le interpretazioni di Bohm appaiono ad un riascolto odierno così solide e decisamente non datate. In effetti e ad onta di quanto afferma molta critica musicale, Karl Bohm non è mai stato da considerare prigioniero di una severa quanto inamidata tradizione interpretativa. Egli era una mente analitica, un formidabile "tecnico" dell'orchestra ed un lavoratore attento ed instancabile anche in tarda età ma, soprattutto, era un'anima raffinata che filtrava tutto il tecnicismo della propria attività di studio e concertazione attraverso una sensibilità fortissima ed equilibrata allo stesso tempo. Lo spiego' assai esaurientemente Maurizio Pollini che ricordava (dopo le loro celebri incisioni beethoveniane degli ultimi tre Concerti e del n. 1 di Brahms) come fosse stupefacente, ad esempio, notare con quale economia di gesti Bohm ottenesse risultati elevatissimi dall'orchestra e lo testimoniano anche tante sue incisioni delle opere e dei Poemi Sinfonici di Richard Strauss che a tutt'oggi non hanno eguali (da Ein Heldenleben ad Elektra).

Ma in realtà tutto quanto ho descritto delle peculiarità dell'interprete Bohm-sinfonico che questo impagabile cofanetto ci restituisce ha le sue radici nel quasi decennale e per certi versi pionieristico lavoro che Bohm aveva fatto sulle Sinfonie di Mozart.

L'incisione dell'integrale mozartiana, che fu la prima nel suo genere, a dire la verità, rappresenta a tutt'oggi qualcosa di insuperabile ed in effetti insuperato per molti versi. Checché se ne dica e ad onta della cosiddetta "rivoluzione filologica", questa produzione rimane il parametro artistico e commerciale di riferimento nel suo genere (e certo Mozart non soffre di asfissia discografica) per la grande lucidità' ed energia che pervade ogni interpretazione dalla n. 1 K 16 alla "Jupiter" K. 551 associate alla consueta cura meticolosa frutto anche dell'amore smisurato verso Mozart che fu per Bohm non solo una costante ma addirittura una sorta di "parametro-guida" per affrontare anche alcune opere beethoveniane e non solo.

Infine resterebbe da dire dell'integrale delle Sinfonie di Schubert, altro esito discografico insuperato e probabilmente insuperabile, in cui si apprezza particolarmente (così come in Mozart - Sinfonie e Serenate - e in alcune incisioni straussiane) quella che fu la perfetta intesa in queste specifiche situazioni tra Bohm e i Filarmonici di Berlino che tanto nelle prime opere quanto nei due capolavori (particolarmente nella "Grande" che a Bohm di più cara dell'Incompiuta) ci riporta ad una di quelle prove "assolute" che pongono solo, a tutt'oggi, il problema di cosa si possa fare di più e meglio in discografia.

Resta da rimarcare che, definendo queste incisioni un percorso di vita e di lavoro di Karl Bohm circa ventennale (dal 1959 di alcune incisioni mozartiane al 1977 delle ultime registrazioni brahmsiane), esse rappresentano la "fotografia" dell'estrema maturità artistica di un direttore che negli anni precedenti aveva già realizzato prove discografiche a dir poco stratosferiche soprattutto a Berlino ma anche a Dresda e pertanto vanno comprese ed apprezzate come il suo testamento artistico più completo ed esaustivo in campo sinfonico.

Elegante la confezione del cofanetto e sintetiche, sia pure assai ben redatte, le note al fascicolo di accompagnamento. qualche foto all'interno peraltro, non avrebbe guastato. Universal ha annunciato che pubblicherà similari cofanetti anche su altri grandi direttori e solisti del suo sterminato catalogo e tra i nomi "in programmazione" sembrerebbero esserci Jorge Bolet, Kirill Kondrashin e Seiji Ozawa. Attendiamo con ansia. E nel frattempo ritroviamo con gioia le magnifiche interpretazioni di Karl Bohm.

Karl Bohm
Karl Bohm

Energia e sintesi. Riccardo Chailly e l'Orchestra del Gewandhaus per Sinfonie e Ouvertures di Beethoven

Con questa produzione DECCA ha realizzato una delle migliori pubblicazioni integrali beethoveniane degli ultimi dieci anni

Riccardo Chailly
Riccardo Chailly


E' stato uno dei grandi eventi discografici de 2011 (ma vale ancora la pena di parlarne a meta' 2013), l'integrale beethoveniana pubblicata da Decca/Universal, diretta da Riccardo Chailly con la Gewandhausorchester di Lipsia della quale è direttore musicale ed alla quale è approdato (come ben sanno gli appassionati) dopo l'altrettanto importante impegno stabile al Concertgebouw di Amsterdam.

Questa pubblicazione rappresenta non solo l'ennesima, ma mai inutile, integrale dei capolavori del genio di Bonn, ma soprattutto dimostra, a merito del direttore e dell'orchestra, come si possa operare una vera e conpleta sintesi tra filologia testuale e rilettura della grande tradizione interpretativa trovando la strada per essere intellettualmente onesti, culturalmente ineccepibili ma, soprattutto, convincenti all'ascolto.

L'impresa non era facile: apparentemente sulle "9 Sinfonie" per eccellenza e sulla loro interpretazione si è' suonato, detto e scritto tutto ed il contrario di tutto. Probabilmente, se si volesse scrivere esaurientemente della discografia di questo capitolo della storia della musica non basterebbe un articolo o due ma forse servirebbero un paio di volumi.  

Riccardo Chailly non era certo impreparato per una sfida del genere, il suo percorso artistico, partito per quanto riguarda la direzione stabile di grandi orchestre del Nord Europa, dalla RIAS di Berlino, lo ha portato,  negli ultimi quindici anni, a sviluppare un'esperienza e conoscenza autentiche e profonde che - forse meglio di chiunque altro oggi - gli consentono di operare una sintesi efficace attraverso i vari percorsi della tradizione interpretativa del grande repertorio sinfonico, dal classicismo Beethoveniano al tardo romanticismo, sino a Bruckner e Mahler.

Il sodalizio artistico ormai granitico con la celeberrima orchestra che fu di Mendelssohn e che per quasi un trentennio (compresi i drammatici momenti della dissoluzione dell'Europa dell'Est e del crollo della DDR) e' stata legata al nome ed alle interpretazioni discografiche di Kurt Masur, non poteva non produrre una prova discografica beethoveniana che fosse da un lato profondamente innovativa nella visione generale, dall'altro fortemente ancorata tanto ad un discorso di filologia testuale quanto al rispetto per quel che di vero e di buono c'è nel lavoro degli interpreti del passato.

Tutto questo per dire che Chailly ha saputo guardare in diverse direzioni per proporci un Beethoven coinvolgente, moderno, curatissimo nel suono, nei dettagli, nell'espressivita' generale come nella qualità del suono, sino a dare una connotazione unica a queste interpretazioni al punto che esse appaiono ancora più originali proprio in ragione della potente sintesi di istanze anche (apparentemente) lontane tra loro che rappresentano.

Insomma, questa sorta di grande  'avventura collettiva', come lo stesso Chailly l'ha definita, ha trovato nell'Orchestra del Gewandhaus lo  "strumento", colto, duttile e disponibile anche a lavorare per un'innovazione certo non fine a se stessa ma che individuasse soluzioni a varie e ben note questioni legate all'interpretazione beethoveniana (soprattutto il problema quasi esasperante del rispetto dei metronomi originali).

Dopo le ormai storiche interpretazioni beethoveniane realizzate sotto la guida di Kurt Masur (che Brilliant ha in parte riproposto qualche anno fa in uno dei suoi consueti grandi cofanetti monografici) l'orchestra ha qui cambiato totalmente prospettiva di visione non solo riguardo il rispetto del tempi "originali" ma anche riguardo le dinamiche e l'articolazione pur mantenendo un suono poderoso e smagliante, esaltato da una ripresa di impressionante nitidezza.

Insomma, "l'avventura collettiva" di cui parlava Chailly e' una sorta di viaggio all'interno dell'universo creativo Beethoveniano per svelarne, ancora una volta, il miracolo, un viaggio che, però ha delle radici ben precise quanto solide.

Chailly mi raccontava, in merito, di avere utilizzato per queste incisioni i materiali d'orchestra di una edizione Peters dei primi del '900 da lui ritenuti straordinari per chiarezza e rispetto dell'autografo. Un'alternativa interessante, spiegava ancora, alle edizioni critiche che pure aveva consultato trovando comunque la Peters superiore per qualità nei dettagli. Tale materiale, pero', veniva utilizzato da Chailly secondo le modifiche ad esso apportate da un grande interprete del passato oggi troppo poco ricordato: Igor Markevitch che aveva realizzato, secondo Chailly, un'interessante incontro tra filologia testuale e prassi esecutiva moderna, ovvero legata alle caratteristiche della grande orchestra sinfonica come oggi la conosciamo. Markevitch aveva individuato, quindi, la necessità di cambi di dinamiche per raggiungere una maggiore trasparenza nonché' di cambiamenti nelle legature per dare maggiore articolazione ad una frase e via dicendo, insomma, una revisione "filologica" adatta all'utilizzo da parte di un'orchestra moderna.

Infine, Chailly ha ricordato anche come su tutto questo "bagaglio" abbia pure pesato non poco la sua personale esperienza a Cleveland dove, alla fine degli anni '80, poté studiare per giorni e giorni i materiali e quindi il pensiero interpretativo di un altro straordinario interprete del passato: George Szell, che su Beethoven aveva operato (avendo come modello ispiratore in buona misura lo stile di Toscanini) con grande attenzione al rispetto delle dinamiche scritte onde esaltare al meglio le sezioni dell'orchestra alternando l'attenzione sui punti salienti di ogni movimento.

Insomma, dando luogo ad una sintesi tra questi tre punti di riferimento straordinari ed avendo come quarto "pilastro" un'orchestra come il Gewandhaus, Riccardo Chailly ci restituisce un Beethoven granitico ma agile, mai affannato sia pure nei tempi (molto) veloci, lirico ed appassionato, con quella dose di grande e meritorio equilibrio timbrico che, peraltro, e' da sempre una sua cifra interpretativa generale.

Le pagine più belle di questa integrale (che, peraltro, comprende anche quasi tutte le Ouvertures)? Difficile a dirsi: sicuramente l'Eroica, la Settima e l'Ortava sono assolutamente eccezionali, la Prima e la Seconda sono perfette e la Pastorale dimostra, soprattutto nel primo movimento (se mai ce ne fosse stato bisogno), che i tanto bistrattati metronomi originali nulla tolgono all'espressivita'. Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per sperare in una incisione da parte di Chailly della Missa Solemnis (l'incisione della Messa in do maggiore risale gia' a diversi anni fa e resta una delle migliori di questa straordinaria opera sacra sempre ingiustamente trascurata nelle programmazioni concertistiche).

Peraltro il Maestro, interrogato in merito, a suo tempo, non si è assolutamente sbilanciato. L 'unica notizia certa e' la prossima incisione da parte sua dell'intergrale brahmsiana. E possiamo stare sicuri che ci saranno anche in questo caso molte cose da dire, magari (speriamo) con l'aiuto di una sua intervista.